PORTO CORALLO, Nel 1905 un brigantino naufragò in rada
Il 28 maggio 1905 affondò un brigantino proveniente da Genova con 11 uomini di equipaggio. I membri della Guardia di Finanza di Porto Corallo salvarono eroicamente tutti i marinai.
La mattina del 27 maggio 1905 approdò nella rada di Porto Corallo il brigantino “Gaetano G.” proveniente da Genova. Aveva un equipaggio di 11 uomini, compreso il Capitano ed un ragazzo. Verso le ore 15 di quel giorno, si levò un forte vento da Nord-Est, il Grecale, ed il veliero rinforzò gli ormeggi, affondando le tre grosse ancore di cui era dotato. Il giorno successivo, il 28 maggio 1905, il vento impetuoso continuò a soffiare, accompagnato da un forte temporale. Alle ore sei di quel giorno il natante ruppe tutti e tre gli ormeggi, rimanendo in balia del suo destino. In poco tempo le onde lo trascinarono verso la riva, buttandolo di traverso sugli scogli, a circa 40 metri dalla terra ferma. L’equipaggio si agitava sul bordo dell’imbarcazione senza speranza di salvezza, gridando disperatamente al soccorso. Dalla riva la scena appariva straziante e senza speranza alcuna di far volgere la situazione per il meglio.
Ma d’improvviso, senza perdere tempo, giunsero sul luogo il Sotto Brigadiere di Finanza Quartarone Corrado, Comandante della locale Brigata di Finanza, e le Guardie Soro Pasquale, Cossu Giov. Maria, Meloni Francesco e Piredda Maurizio. A questi si unirono anche altre persone, i borghesi Cecchini Francesco, Cecchini Pio, Loi Efisio, Pilia Emanuele e Borri Antonio. Tutti insieme con grande slancio, sotto l’energica direzione del Sott’ufficiale, sfidarono i pericoli per mettere in salvo i naufraghi. Furono quattro lunghe ore di fatiche inaudite trascorse a porgere funi, trasportare mezzi di salvataggio e ad affrontare pericoli di ogni genere.
In particolare i soccorritori S. Brigadiere Quartarone Corrado e la guardia Soro Pasquale, misero in serio pericolo la propria vita, avventurandosi nelle onde per circa 12 metri per prendere una botte alla quale era legata una fune, unico mezzo per il quale potevano trarre a terra i naufraghi. Tra i borghesi si distinse il ragazzo Pilia Emanuele, che insieme agli altri due furono coperti dalle onde per ben due volte, e sarebbero stati senza dubbio travolti se non fossero riusciti ad attaccarsi agli scogli. Ma questi non si persero d’animo, continuarono la nobile impresa riuscendo a collegare il Brigantino alla terra ferma.
Ma di rientro il S. Brigadiere inciampò e cadde sotto l’impeto del mare in burrasca, perdendo il berretto, nonostante fosse assicurato con il sottogola. Anche la guardia Cossu Giov. Maria si espose a grave pericolo gettandosi in acqua con grande coraggio per prendere un salvagente dove credeva fosse legata una fune. Si coprì d’acqua fino alla cintura e dovette rimanere per lungo tempo su uno scoglio prima di poter rientrare a terra.
L’attesa, la traversata ed il pericolo non furono indifferenti. Le Guardie di Finanza ed i Borghesi si impegnarono a cooperare per la ricerca di mezzi di soccorso, riuscendo a trarre in salvo tutto l’equipaggio. Tra i passeggeri vi era pure un malato, tutti furono ricoverati nella Caserma delle Guardie di Finanza di Porto Corallo, sotto le cure del S. Brigadiere Quartarone e delle altre guardie, per mezzo del quale ricevettero abiti, vitto e ricovero. L’Amministrazione Comunale di Villaputzu ricevette il 7 Luglio 1905 una comunicazione dettagliata della Capitaneria di Porto del Compartimento Marittimo di Cagliari sull’accaduto.
Il giorno 30 Luglio 1905 si riunì la Giunta Municipale, in presenza del Sindaco Antonio Coas e del Segretario Comunale Maurizio Paderi. Si trattò l’argomento deliberando su un voto di lode ai coraggiosi soccorritori soprattutto al Sotto Brigadiere Quartarone e alla Guardia Soro, ed a Pilia Emanuele. La Giunta si impegnò a comunicare l’accaduto al Regio Governo perché venissero degnamente premiati per merito, coraggio e generosità. Francesca Sanna (ilsarrabus.news)
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