VILLAPUTZU, Nel 1879 nasce la prima fontana pubblica del paese
Il 17 maggio 1879 nel Municipio di Villaputzu si deliberava per affidare l’incarico di progettare la prima fonte pubblica di acqua potabile dell’abitato all’architetto civile Pietro Atzara di Cagliari. Questo il primo passo di un lungo percorso che terminò nel 1884 quando finirono i lavori di costruzione. La falda acquifera da cui poter reperire l’acqua risultava nel sito chiamato Funtana Noa, in prossimità del centro abitato, facilmente raggiungibile da tutti. Mancava una fonte pubblica che erogasse l’acqua per tutto l’abitato.
Fino ad allora i privati potevano usufruire giornalmente dell’acqua presente nei pozzi di proprietà di pochi. Ma la quantità era insufficiente alla pubblica esigenza, soprattutto nella stagione estiva, quando quel poco che si poteva attingere era acqua fangosa. Per sopperire ai bisogni della popolazione si dovette reperire il denaro occorrente all’esecuzione delle opere presso il fondo comunale esistente nella Cassa di Risparmio di Cagliari, per una somma di £ 1000. Solo nel 1882 si concedono i lavori all’asta pubblica con la formazione dei capitoli d’appalto. Ciò non ebbe buon esito. Nell’aprile del 1883 sappiamo che l’appalto andò deserto per due distinte volte per mancanza di offerenti, a causa del prezzo di stima che non risultava confacente agli interessi dell’appaltatore.
Quindi il Consiglio decise di aumentare il prezzo di £ 500 sul prezzo di base del lavoro portandolo a £ 1500. Nel 1884 iniziò la svolta. Sappiamo che andò ulteriormente deserto per la terza volta l’incanto per i lavori di costruzione. Nel Maggio del 1884 la Prefettura di Cagliari autorizzava a proseguire con un’offerta privata che non doveva essere inferiore alla base d’asta. I lavori furono affidati all’impresario Antonio Ruggiu, che per mancanza di documenti certi, si può sostenere che l’inizio e la fine dei lavori furono tra giugno e agosto del 1884. Analizzando una nota delle spese sostenute dall’imprenditore occorse per la costruzione della fonte, sappiamo che fu impiegato materiale come la pozzolana, calce, tavoloni e legname vario, pietrame, granito, sabbia e ferro. Inoltre furono sostenute le spese più sostanziose per il trasporto su carro dei materiali, accomodo pompe, diverse somministrazioni fatte dai commercianti in loco di Porcu Pili Nicolò e Sciola Alberto.
Furono impiegate circa 63 giornate lavorative di due operai generici per circa £ 130, mentre il muratore specializzato ebbe una retribuzione di £ 300. Inoltre si riconobbe la necessità di effettuare ulteriori lavori di finitura, necessari al completamento dell’opera, lavori che necessitavano un ulteriore esborso, e riguardavano la costruzione dei muri di cinta e selciamento, pavimentazione del piano della piazzetta antistante, calcolati mediante perizia in £ 496. Nell’Ottobre del 1884, l’Impresario Ruggiu, stipulò un Atto di Sottomissione con il Comune in cui lo stesso si impegna obbligatoriamente ad eseguire i lavori di finimento della fonte. Subito dopo il Consiglio delibera sull’autorizzazione ad eseguire il collaudo dell’opera, per mezzo di persona dell’arte scelta dal Municipio. Fu eseguito dal Geometra e Ingegnere Efisio Sanna di Muravera che firmò il certificato di collaudo nell’Ottobre dello stesso anno. Trovò l’opera eseguita in regola d’arte e solidamente costruita con buoni materiali in conformità al Capitolato d’Appalto. Ma trovò pure degli aumenti di opere nella muratura valutato in 53,50 metri cubi, vi fu un aumento nei pali di ginepro che da 32 passarono a 57. Valutò che l’impresario per la solidità dell’opera fu costretto ad erigere sopra i pali, un telaio con grosse travi di ginepro. Inoltre furono eseguiti lavori per attingere più volte l’acqua e per pulire la fonte e rendere l’acqua maggiormente potabile. A questo punto sappiamo che la fonte fu resa usufruibile alla popolazione già dalla fine del 1884, ma ben presto fu dichiarata non potabile a causa del cattivo sapore dell’acqua che sgorgava, che assomigliava al gusto del ginepro di cui era costituita la struttura.
Solo nel luglio del 1896 il Consiglio Comunale si riunì nuovamente d’urgenza per porre rimedio al bisogno delle famiglie locali di bisogno di acqua potabile nell’abitato. “Ciò detto ricorda al medesimo che da vari anni si è abbandonata la fonte pubblica perché l’acqua detta medesima avvicinava il gusto del ginepro di cui era composto il telaio, motivo questo che spinse i curiosi a sotterrare detta fonte benché in parte e che con poca spesa il Comune avrebbe nuovamente una fonte d’acqua buona ed abbondante ove la medesima si riattivasse, giacché prevede che il sapore del ginepro a quest’ora dev’essere già scomparso dall’acqua della medesima… il Consiglio Comunale delibera di riattivare la fonte pubblica e di far fronte alle spese occorrenti con la somma di £ 50,00”. Sono state ritrovate numerose note di spesa in cui diversi operai richiedono al Sindaco di rimborsare l’importo indicato per aver lavorato per il riattamento della fonte.
Per questo lavoro furono impiegate circa cinque giornate di lavoro di quattro operai. Il commerciante Porcu Pili Nicolò somministrò agli operai 19 Libbre di corda di canapo, della latta e delle viti. E’ interessante questa analisi perché è scaturito che sono stati trasportati dalla Miniera di Monte Narba alcuni pezzi di una pompa idraulica servita per pulire la fonte e di una tromba aspirante per asciugare la fonte, attrezzature queste adoperate per il lavoro in miniera.
Francesca Sanna
(ilsarrabus.news)
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