STORIA. Sarrabus, un ricordo della drammatica alluvione di 67 anni fa
Su xinquqantâunu millecentu e noi, su cattodixi de su deximu mesi, pianu pianu cumentzadâ a proi, prima de orbesci dopu de is tresi. Sa genti brullendi, mirai ca oi, de pagu genesi seusâintrendu in festa ca custa tempesta sâadâa disturbai. Sâadâa disturbai de fai baldoria, essendi a biddeputzi sa festa primaria.
Mi ricordo benissimo come fosse ieri. Ero uscito da casa alle 4,30 del mattino per andare a suonare le campane. Pioveva. Non avevo lâombrello e mi ero messo a correre per prendere meno acqua possibile.
Di solito il parroco mi dava le chiavi e io aprivo la chiesa. Quella mattina, però, arrivato in pratzâ âe cresia, ho visto la chiesa aperta e piena di gente adagiata su materassi; nelle navate, nelle cappelle e in sacrestia. Molti altri erano in Cresiedda e nel Monte granatico.
Erano presenti, oltre al parroco, bagnato come un pulcino, il sindaco con gli assessori, i carabinieri e altre persone (volontari) che aiutavano e indirizzavano gli sfollati; distribuendo coperte e altro. Dal campanile si vedeva un grande lago, formato dal fiume che era esondato e si era esteso fino ai centri abitati di San Vito, Muravera e Villaputzu; dove, in certi punti aveva superato la ss 125.
La strada statale 125 era stata sfondata tanto a est che a ovest de su pontâ âe ferru; e per attraversare il fiume, per andare a Muravera per prendere la corriera per Cagliari, bisognava salire su una barca. Qualche giorno dopo, i rifornimenti alimentari venivano lanciati da aerei a mezzo paracadute. 67 anni fa.
Albino Agus
(ilsarrabus.news)
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