Cultura

Published on Settembre 8th, 2023 | by Redazione

0

STORIA, L’armistizio dell’8 settembre 1943, la morte della Patria

Dopo la caduta del regime fascista il 25 luglio 1943, l’Italia si trovava in una situazione critica e tumultuosa. Il Regio Esercito schierava sul territorio nazionale un notevole contingente militare, composto da 20 divisioni di fanteria (con alcune divisioni bloccate in Sicilia a seguito dello sbarco degli Alleati il 10 luglio), 4 divisioni alpine, 2 divisioni corazzate, una divisione motorizzata e una divisione di paracadutisti, oltre a 18 divisioni adibite alla difesa costiera. Inoltre, dalle regioni occupate dalla Francia e dalla Croazia, stavano rientrando le divisioni “Lupi di Toscana,” “Re” e “Legnano.”
Questo schieramento militare ammontava a una forza considerevole di 500.000 uomini, pronti a fronteggiare la 10ᵃ Armata tedesca guidata dal Feldmaresciallo Kesselring. Questa armata tedesca era composta da 8 divisioni, tra cui le altamente efficienti 15ᵃ e 29ᵃ Panzergrenadier, la divisione GOERING equipaggiata con carri pesanti e i Fallschirmjäger, ma molte di esse erano già impegnate in Sicilia.
Nel resto della penisola italiana, alcune divisioni tedesche erano stanziate in posizioni strategiche: la 90ᵃ Panzergrenadier in Sardegna, la 3ᵃ in Toscana, la 6ᵃ in Campania e la 26ᵃ in Puglia. Nonostante la disparità numerica a favore del Regio Esercito italiano, vi erano anche reparti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza coinvolti nella situazione.
La Regia Marina, nonostante avesse subito alcune sconfitte nel Mediterraneo, manteneva ancora una notevole potenza, mentre la Regia Aeronautica disponeva di un numero sufficiente di velivoli per contrastare efficacemente la Luftwaffe tedesca in Italia.
Tuttavia, nei giorni tumultuosi che seguirono la caduta del regime di Mussolini, la classe dirigente italiana, compresi il Re, Badoglio e il Capo di Stato Maggiore Ambrosio, sembravano incapaci di prendere decisioni coraggiose per la difesa della nazione. Nessuno aveva il coraggio di chiudere le frontiere, dichiarare unilateralmente l’armistizio e disarmare le truppe tedesche di Kesselring. Questo comportamento metteva in luce un’Italia divisa tra opportunismo e servitù a due padroni, che sembrava delegare la sua salvezza agli stranieri.
Questo atteggiamento era emblematico di Vittorio Emanuele III, il quale aveva dato a Mussolini l’incarico di formare un governo nel 1922, firmato le leggi razziali nel 1938 e dichiarato guerra alla Francia e all’Inghilterra nel 1940, nonostante detenesse ingenti depositi bancari a Londra che avevano contribuito al programma americano “Lend and Lease” a favore degli inglesi.
Dopo la caduta del Fascismo, Badoglio si concentrò su trattative (che si rivelarono in realtà una resa incondizionata) per un armistizio con gli Alleati, senza considerare la potenziale reazione tedesca. Inoltre, Badoglio instaurò una dittatura militare con direttive per l’ordine pubblico ancor più severe di quelle fasciste, provocando un periodo di violenza e repressione.
In questo periodo caotico, si verificarono strani scenari. Le forze tedesche affluirono in Italia per proteggerla, mentre Badoglio cercava di nascondere le trattative in corso con gli Alleati e tentava di ingannare i tedeschi con l’illusione di una collaborazione militare.
A metà agosto 1943, l’occupazione della penisola era ormai completa con l’arrivo di 17 divisioni e 2 brigate tedesche attraverso il Brennero. La situazione era critica, ma vi erano ancora opportunità per manovrare e resistere ai tedeschi.
Tuttavia, la classe dirigente italiana non agì con determinazione. La priorità sembrava essere quella di salvare il proprio potere, mentre il popolo italiano veniva sacrificato. Ambrosio emise una circolare ambigua, generando ulteriore confusione tra i comandi militari, e non vennero prese iniziative decisive per contrastare l’occupazione tedesca.
Alla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, Ambrosio avrebbe dovuto ordinare l’attacco ai tedeschi, ma nessuna azione fu intrapresa. Invece, Badoglio cercò di stabilire un contatto con Kesselring per proporre una sorta di tregua, dimostrando la sua preoccupazione principale di salvare se stesso, tradendo l’alleato italiano.
Durante quei giorni caotici, molti soldati italiani scelsero di combattere con orgoglio, nonostante la mancanza di leadership adeguata. Il loro unico interesse era la Patria, indipendentemente dalle affiliazioni politiche. Combatterono per difendere l’onore dell’Italia, nonostante il tradimento della classe dirigente che pensava solo al proprio interesse personale. (ilsarrabus.news)

:

Tags: ,


About the Author




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Back to Top ↑