Apertis Verbis

Published on Agosto 27th, 2018 | by Redazione

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L’INTERVENTO. I rifiuti che sfregiano il Sarrabus e le responsabilità dei turisti

Lo dico chiaramente: i rifiuti sono un problema umano, tipicamente umano. Non si creano da soli, non si suicidano sui bordi delle strade e a lato dei cassonetti di raccolta, non nascono come funghi nei boschi dopo una notte umida e non nascono come le tartarughe in mezzo alle sabbia. Sono lasciati lì, incurantemente, dalle persone incivili per le quali il rispetto e la protezione dell’ambiente che ci circonda contano meno di zero.

 

Sono rientrata da poco in “continente” dopo un periodo di permanenza piuttosto protratto in Sardegna e una delle prime cose che mi è saltata agli occhi una volta arrivata nella “mia” provincia, Bologna, è stata l’assenza di rifiuti a bordo strada. L’assenza di rifiuti nei parcheggi. L’assenza di rifiuti nei parchi. A Bologna, purtroppo, non c’è il mare, quindi non posso fare paragoni con le spiagge. Per amor di verità, il centro storico bolognese ha subito un certo degrado nell’ultimo decennio, e anche qui, come in tutti i grandi centri urbani, i rifiuti abbandonati non mancano.

Bologna e la sua provincia non attraggono i turisti estivi quanto la Sardegna, è fuori dubbio, ma non è una questione di quanta gente c’è in giro, è una questione di che tipo di gente c’è in giro. Un cassonetto o un cestino pieno non sono una giustificazione valida per lasciare i rifiuti dove capita. Nemmeno la “scomodità” di mettersi in macchina (o, nel mio caso, in camper) i rifiuti di un pranzo al mare lo è. Non ci sono giustificazioni di sorta. Non stiamo parlando di non sapere dove mettere un vecchio divano (che comunque non giustifica l’abbandono dello stesso), stiamo parlando di piatti e bicchieri di plastica, di resti di cibo, di bottiglie di vetro e plastica. Come sono arrivati in spiaggia o in un parco, così devono andarsene. Punto. Senza se e senza ma.

Pensare che località come Villasimius e Costa Rei, che hanno una popolazione di residenti “invernali” di 3000 anime che in estate si impenna ad oltre 80.000, siano le sole responsabili di alcuni disservizi è francamente una sciocchezza. Possono esserci responsabilità, certo, ma la prima colpa è nostra, delle persone, dei turisti. La pigrizia mentale, e talvolta fisica, annebbia la capacità di discernere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. E sull’onda del “è solo un fazzoletto di carta, che vuoi che sia”, pensando di essere gli unici abitanti di questo pianeta, ci si ritrova sommersi nella spazzatura, nel “rusco” per dirla alla bolognese.

Ribadisco ancora una volta: il pattume non si crea da solo, non lo creano le amministrazioni comunali, lo creiamo noi, turisti, residenti, noi persone. E se è un nostro “diritto” creare rifiuti, è un nostro dovere non abbandonarli dove capita o dove ci fa più comodo, è un nostro dovere differenziare, è un nostro dovere trattare l’ambiente come fosse casa nostra. Abbiamo perso il senso civico, abbiamo perso il senso della “cosa comune”.

Il mare, le spiagge, i boschi, l’entroterra: ogni luogo in Sardegna è un tesoro di valore inestimabile, prezioso e fragile. Una bottiglia fa la differenza. Un pezzo di plastica fa la differenza. Noi facciamo la differenza. Possiamo fare la differenza in positivo o negativo.

Voi, che differenza volete fare?

Carlotta Minozzidirettrice responsabile di Genius Camping Magazine

(ilsarrabus.news)

 

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