Ombre, misteri, figure che da sempre popolano le leggende sarde CINEMA. Parla il regista sarrabese Matteo Fadda: Teniamo viva la fantasia - IlSarrabus.news

Cultura

Published on Dicembre 11th, 2018 | by Redazione

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CINEMA. Parla il regista sarrabese Matteo Fadda: Teniamo viva la fantasia

Ombre, misteri, figure che da sempre popolano le leggende sarde e un gruppetto di bambini alle prese con un caso da risolvere. E’ attorno a questi elementi che ruota “La Strega di Belvì”, film per la regia di Matteo Fadda, muraverese

 

Prodotto dalla Ju film di Ignazio Dessì, “Le Streghe di Belvì” è il primo episodio di “I Misteri di Ichnos”, saga fantasy-horror attraverso cui si punta a salvaguardare la tradizione orale dei miti e delle leggende della Sardegna per mezzo di film destinati alle giovani generazioni.

Nato da un soggetto e da una sceneggiatura di Matteo Fadda e Giacomo Littera, il film ha per protagonisti quattro bambini (Emanuele Cossu, Margherita Lampis, Alberto Peis, Viola Scuderi) con il pallino dei misteri e delle leggende. Dopo essere venuti a conoscenza di una notizia di cronaca, secondo cui i neonati di Belvì sarebbero tutti stranamente affetti da anemia, decidono di vederci chiaro.

Così partono per il piccolo paese della Barbagia, dove si trovano a fare i conti con alcuni personaggi delle antiche leggende raccontate dagli anziani: come la strega Sùrbile (Bonarina Andrìa) o Maschinganna (Antonello Pisanu), uno spirito burlone.

Tra una peripezia e l’altra i piccoli protagonisti avranno l’aiuto di alcuni adulti (Ginevra Lovico, Alice De Farrari e Salvo Nicotra). Le musiche originali sono di Matteo Martis. Contribuisce alla colonna sonora anche il Coro femminile Eufonìa di Gavoi, con un suo brano.

Del film parla il regista, Matteo Fadda.

Com’è nata l’idea del film?

L’ idea del film La Strega di Belví, ma più che altro della serie I Misteri di Ichnos, di cui La Strega di Belví è il primo episodio, nasce dall’ esigenza di recuperare miti e leggende di una tradizione orale antica e che si sta perdendo. Ormai sono davvero pochi o nonni che raccontano. Credo che il  mezzo audiovisivo e il genere fantasy, elementi vicini ai ragazzi di oggi, abbiano il potere di riportare storie del passato ai ragazzi e agli adulti. In più, la voglia di fare qualcosa di nuovo in Sardegna, a livello cinematografico e in generale nell audiovisivo, mi ha spinto verso la creazione de La Strega di Belví.

Con quali criteri ha scelto gli attori?

Gli attori sono stati scelti attraverso casting e per mezzo di una lunga osservazione di quel grande bacino rappresentato dai corsi teatrali in giro per la Sardegna. Tutti gli attori scelti hanno delle caratteristiche peculiari, fisiche e caratteriali, che li avvicinano ai personaggi della sceneggiatura. stiamo parlando di attori e attrici o aspiranti tali nei quali, io e la produzione abbiamo riscontrato un vero talento

Quali sono state le maggiori difficoltà di realizzazione di questo progetto? 

Ho deciso di lavorare a questo progetto insieme ad una casa di produzione indipendente sarda, la Ju film, e di tenere la produzione qui in Sardegna. Ovviamente le difficoltà sono state numerose, ma nonostante la produzione non fosse una di livello nazionale o internazionale, diversi professionisti hanno deciso comunque di lavorare al progetto perché entusiasti dell’idea e di realizzare qualcosa di nuovo nel territorio. Le difficoltà in Sardegna e in Italia, per quanto riguarda le produzioni cinematografiche sono evidenti, diciamo che è bene concentrarsi su come realizzare qualcosa di qualità anche con budget non alti. L’ audiovisivo, se usato in modo creativo permette di comunicare anche con poche risorse. Certo, produrre un genere fantasy è sicuramente stata una sfida molto dura e lo è ancora.

Quali sono i registi ed i film contemporanei a cui s’ispira?

Ce ne sono di sicuro. Amo diversi registi e diversi cinema… da Nolan a Scorsese, ma sicuramente tengo bene a mente i miei trascorsi e i miei studi nel mondo della videorte e dell’ installazione video, dove ho potuto osservare e creare lavori a cavallo tra la pittura e il video. Ho osservato diversi creativi come ad esempio Robert Cahen e Bill Viola

Cosa le ha lasciato l’esperienza con questo film?

L’esperienza più significativa è stata sicuramente la forza del gruppo, sia dei professionisti che hanno collaborato al film che dei bambini e dei genitori dei protagonisti. Anche all’ interno dei comuni dove sono state effettuate le riprese ho riscontrato sempre collaborazione e accoglienza

Che messaggio vuole lanciare a tutti quelli che guarderanno il suo film? 

Il messaggio è sicuramente quello di trovare nutrimento nella fantasia, nell’immaginazione e nell’ascolto di storie antiche. Perdere queste storie vorrebbe dire inaridirsi e capire meno il mondo che ci sta davanti. Sognare e impaurisi ascoltando un racconto antico o un mito ci permette di tenere vive la fantasia  e l’ immaginazione. Con esse possiamo vivere meglio. L’uomo, in ogni epoca ha necessità di sognare e fantasticare, se si può contribuire a questo, bisogna sicuramente farlo.

Katia Monni

(ilsarrabus.news)

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