Sarrabus

Published on Febbraio 7th, 2018 | by Redazione

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SARRABUS, Viaggio nel centro per l’impiego di Muravera alla ricerca del lavoro perduto

Togliersi dalla testa che a un’entrata all’ufficio di collocamento ne sussegua immediatamente una nel mondo del lavoro. Non direttamente. E togliersi anche dalla testa il nome ufficio di collocamento che di fatto non esiste più.

 

Perché se i tempi sono cambiati per il mondo del lavoro, e non in meglio, sono cambiati anche per gli enti che si occupano del lavoro. Questi in meglio, si spera almeno. Niente più uffici di collocamento quindi, ma centri per l’impiego. Non più sotto la guida della Provincia, ma strettamente collegati alla Regione attraverso l’Aspal (Agenzia Sarda per le Politiche Attive del Lavoro), poi collegata allo Stato centrale, attraverso l’Anpal, l’Agenzia Nazionale.

L’Aspal ha sede a Cagliari ed è articolata in diversi uffici territoriali aperti al pubblico. Sono Pia Podda e Annalisa Piras, dipendenti del CPI di via Tirso a Muravera a spiegare il ruolo del Centro per l’impiego. Anche per sfatare l’amara ironia popolare che vede i centri per l’impiego utili principalmente per chi al centro per l’impiego ci lavora.

Inizia Pia Podda: “E’ un servizio di supporto al cittadino, ci occupiamo della presa in carico della persona affinché si attivi per il suo inserimento o reinserimento lavorativo. Noi possiamo aiutarli a redigere un curriculum, a definire un profilo professionale”. Non ci si limita solamente a iscriversi e aspettare una chiamata, ma il cambiamento che ha portato alla riforma del 2016 sostituendo gli uffici di collocamento con i centri per l’impiego fa in modo che anche il cittadino che si rivolge al CPI sia parte attiva. Prosegue Annalisa Piras: “Il cittadino deve presentarsi ai colloqui di lavoro che noi gli procuriamo o farci sapere in anticipo perché sia impossibilitato a farlo, deve candidarsi agli annunci di lavoro compatibili con il suo profilo professionale”.

E’ un patto di servizio personalizzato in cui sia il Centro per l’impiego che il cittadino in cerca di occupazione hanno dei compiti da adempiere. E’ il concetto di politica attiva: ad esempio, presentare la richiesta per la Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego, il sussidio di disoccupazione) equivale, per il cittadino rimasto senza occupazione, a rilasciare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro.

Aggiunge Annalisa Piras: “La Naspi funziona se c’è un comportamento attivo per la ricerca di un lavoro. L’obiettivo è proprio questo, rientrare o entrare nel mercato del lavoro e noi diamo una mano in questo senso, ci siamo per questo, per spingere l’utente all’arricchimento, alla conoscenza, per imparare ad aggredire quelle parti nascoste del mercato del lavoro. Quello che il cittadino fa assieme a noi è un lavoro su sé stesso: se il mercato è debole, lo è anche il cittadino inconsapevole”. E prosegue: “Il centro per l’impiego non è un fine, ma un mezzo. E’ quel qualcosa in più che ti aiuta dopo la perdita del lavoro. E’ il punto d’incontro tra domanda e offerta lavorativa”.

Se forte è la preoccupazione per chi è rimasto disoccupato, non è minore quella per i giovani alla ricerca della prima occupazione. Come si muove per loro il centro per l’impiego? Racconta Annalisa Piras: “Entriamo noi nelle scuole. Abbiamo fatto workshop, simulazioni di colloqui di lavoro, alcuni alunni simulavano il cittadino alla ricerca di un impiego, altri simulavano l’azienda, è un modo per fare vivere in prima persona ciò che vivranno fuori. Organizziamo dei seminari e collaboriamo coi giovani anche grazie all’alternanza scuola lavoro. L’anno scorso abbiano avuto cinque studenti dell’istituto Dessì di Villaputzu”

Il servizio civile, assieme ad altre opportunità come tirocini, apprendistato, orientamento e corsi di formazione fanno parte del ventaglio di opportunità proposte da Garanzia Giovani. I corsi di formazione professionali possono rivelarsi una seconda opportunità per quei giovani che non hanno terminato gli studi, una sorta di ancora di salvezza e, come l’ha definita Annalisa Piras, “una soluzione per le madri disperate a causa della scelta dei figli”.

Ma una questione importante e delicata riguarda anche i cosiddetti Neet, dall’acronimo di Not (engaged) in Education, in Employment or Training, ovvero i ragazzi che al momento non studiano e non lavorano, che sono diplomati, laureati ma si ritrovano senza un’occupazione. Anche per loro qualche opportunità, come il servizio civile, che riguarda i giovani dai 18 ai 28 anni. Al comune di Villaputzu sono impiegati attualmente otto giovani ed è uscito il bando per assumerne altri quattro. Aggiunge Annalisa Piras: “Anche il comune di Muravera si sta muovendo in questo senso, in tutto il Sarrabus abbiamo ricevuto circa 200 domande”.

Dalla Regione e attraverso i centri per l’impiego non mancano anche finanziamenti per over 30, over 50, donne. Incentivi per le imprese al Sud e nelle zone svantaggiate. E la Sardegna rientra in entrambe le categorie.

Le bacheche della sala d’aspetto del Centro per l’impiego presentano diversi annunci di lavoro e corsi di formazione. Anche ascoltando le dichiarazioni di Pia Podda e Annalisa Piras si nota che le parole chiave siano Formazione e Politiche Attive. Racconta Pia Podda: “Lavoriamo qui da dieci anni, conosciamo la precarietà, conosciamo bene la sensibilità che serve per parlare di lavoro. Il percorso non è semplice ma si può arrivare a lavorare in modo soddisfacente. E proviamo a trasmettere un po’ di fiducia, cerchiamo di ottenere degli obiettivi, per questo sono molto importanti le politiche attive e la formazione. Anche il sussidio di disoccupazione non deve essere un obiettivo, ma solo una spinta in più per rimettersi in gioco, senza restare con le mani in mano”.

Sul concetto di lavorare “con” e “per” il lavoro degli altri sostiene: “Consigliamo di venire qui, di consultare i siti dedicati al lavoro, come Sardegna Portale, di tenersi informati anche sui siti Anpal e Aspal. Serve una grande empatia per comprendere lo stato d’animo e i bisogni del disoccupato. C’è molta sfiducia, anche molta rabbia. Ma è davvero importante non perdere le speranze, quello è il faro che permette di migliorare”.

Sara L. Canu

(ilsarrabus.news)

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