SARDEGNA, Silver economy, occasione da non perdere
La popolazione italiana è una delle più anziane tra i paesi dell’Occidente. I cittadini italiani con più di 65 anni di età sono attualmente – secondo l’ISTAT – oltre 14 milioni. L’età adulta per i paesi ad industrializzazione avanzata come l’Italia è per lo più rappresentata come un elemento di criticità del sistema: si pensi al gravame sui servizi sociali ed all’aumento delle prestazioni a carico del sistema sanitario nazionale.
Si tratta di una rappresentazione superficiale per un problema complesso. Avere una popolazione dall’età media avanzata non deve essere necessariamente visto come la prova del declino di una nazione così come, sul piano individuale, l’avanzare dell’età non deve essere per forza di cose percepito come una disgrazia personale.
Abbandonati gli stereotipi classici incentrati perlopiù sul declino fisico legato al tempo, si fa strada nelle società avanzate una diversa visione che interpreta invece la stagione della vecchiaia come una tappa della vita che obbliga a trovare nuove consapevolezze. Terminata l’attività lavorativa, senza obblighi nei confronti della prole e con un reddito personale ancora dignitoso (almeno per chi – da noi – è andato in pensione con il sistema retributivo) – per molti la vecchiaia può diventare una fase di crescita interiore ma anche di ricerca di svago e di leggerezza.
Lo testimonia la sempre più crescente offerta di servizi per le fasce di età elevate: si parla di Silver Economy, ovvero di un mercato diretto ad intercettare i pensionati ancora attivi e economicamente autosufficienti, specie tra i cd. Baby Boomers, ovvero i nati tra il 1946 e il 1965, che hanno conosciuto lo sviluppo lineare, che hanno contribuito alla crescita economica del paese e che tutt’oggi possiedono un reddito e un patrimonio derivati dallo stile di vita occidentale del dopoguerra. Esaminata in questa luce la popolazione anziana non è più un problema ma una risorsa.
La Sardegna avrebbe dalla sua molti punti di forza per diventare un polo attrattivo della Silver Economy. Per clima, cibo, attrattive culturali e patrimonio storico, e soprattutto per ritmi di vita, ci sarebbero tutte le condizioni per affrontare la vecchiaia nel Mediterraneo vivendo un’esistenza su basi di autenticità e serenità, molto più che in altre regioni italiane ed europee. L’isola potrebbe agevolmente attirare sia residenti provenienti dall’Europa che Italiani oggi disposti a spendere all’estero la propria buonuscita.
Purtroppo non pare esista, a livello regionale, alcuna proposta organica per adattare l’Isola a questi nuovi bisogni. Ai fattori già di per sé limitanti, su tutti i trasporti (interni e esterni) ed i servizi sanitari, si aggiunge lo scarso, per non dire totale disinteresse delle istituzioni su questi temi.
Eppure studi della Commissione UE parlano di una previsione di visitatori over 65 in Europa di oltre 150 milioni dal 2005 al 2030.
Potrebbe trattarsi dell’ennesima occasione perduta per le politiche di rilancio dell’economia isolana. Senza adeguate basi strutturali e politiche pubbliche mirate le attuali pensioni, che ancora oggi contribuiscono a mantenere l’Italia dentro una soglia di benessere non verranno spese in Sardegna ma altrove e la popolazione anziana verrà privata di ogni possibilità di esercitare, ancora una volta, un’efficace sostegno al sistema paese. Come conseguenza anche le imprese decideranno di attivare altrove i servizi ed i modelli di accoglienza turistica e di divertimento legati a quelle fasce di età saranno progettati all’estero.
Pertanto, se i decisori politici non interverranno, il motto ageing better (invecchiare meglio) sarà in Sardegna solo una formula vuota nei convegni e nei discorsi. ANTONFRANCO TEMUSSI (ilsarrabus.news)