Apertis Verbis

Published on Ottobre 23rd, 2017 | by Redazione

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Quei sardi che ‘grondano vocazione civile’, ma dimenticano i veri problemi della Sardegna

Chi ha visto il film “La grande bellezza” non avrà di certo dimenticato alcune frasi significative che hanno ridicolizzato quel mondo radical chic e così decadente. Una in particolare mi è tornata in mente, leggendo i commenti indirizzati ad alcuni noti personaggi sardi, considerati funzionali a quella sinistra gauche caviar, sempre pronta a sposare cause civili che il pensiero unico dominante promuove.

Dalla famosa “grondavo vocazione civile” fino a “la causa per la quale uno impegna la propria vita”, tornate di gran moda tra scrittori, cantanti, musicisti e politicanti di casa nostra. E così gli “11 romanzi di letteratura finanziati con i soldi del partito” di Stefania, giornalista snob del film di Sorrentino, sono stati sostituiti con l’impegno a digiunare a favore dello ‘Ius soli’, in attesa di firmare un contratto magari in televisione, col placet del solito partito…

La vera vocazione sociale in Sardegna la stanno manifestando invece in questi giorni due giovani donne dei paesi dell’interno e che, in barba a tutte quelle convenzioni sociali che vedono marchiate dal fuoco dell’omertà quelle popolazioni, hanno avuto il coraggio di testimoniare in Tribunale contro gli imputati di due efferati delitti, dimostrando in prima persona quale sia il vero impegno civile. A loro deve andare la solidarietà soprattutto delle donne sarde, Di quelle che lo sciopero della fame avrebbero voluto si facesse contro i tagli della nuova riforma sanitaria, che penalizza i piccoli centri della Sardegna, per la paventata fine della continuità territoriale, per gli studenti diversamente abili che non hanno ancora insegnanti di sostegno nelle scuole dell’obbligo. Ma sarebbe troppo facile e scontato, neanche sui social si farebbe audience.

Biancamaria Balata

(ilsarrabus.news)

Leggi l’articolo originale su admaioramedia.it

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