MURAVERA, La Casa Cucca, un gioiello del passato che chiede di essere salvato
Mi hanno fotografata, ammirata. Alla mia presenza si sono affezionati tante generazioni di muraveresi. Nasco nei primi anni del Novecento ad opera dei singnori Cucca che mi hanno edificata come abitazione, affidandosi a maestranze locali su disegno di qualche bravo ingegnere dell’epoca, che di estetica se ne intendeva.
Lo dimostra la mia lunga e armoniosa facciata, il bel portone d’ingresso, gli eleganti balconcini in ghisa, le grandi finestre incorniciate da archi ribassati. Alcuni anni fa mi tolsero, perchè ritenuto pericolante, il bellissimo cornicione in cotto. Era una sciccheria, per cui me ne dolsi amaramente.
L’area su cui sorgo è veramente grande, anche se tempo fa lo era molto di più, compresa com’ero tra le attuali vie Speranza, Ulivo e Parrocchia. Si trattava, allora, di un’imponente corte dove, oltre alla vita casalinga, si svolgevano le attività tipiche di una società, la cui economia era quasi esclusivamente di carattere agro-pastorale.
Vi erano dunque diversi ingressi d’accesso al cortile dove ogni giorno si svolgevano la mungitura, la tosatura, la preparazione del formaggio, la vinificazione, la selezione e conservazione delle sementi, la mondatura delle mandorle, attività diverse secondo le stagioni. Intorno agli anni Cinquanta, parte del cortile fu alienato dai signori Cucca. Ciononostante, ancor oggi rimane un’ampia superficie a cui si accede da due ingressi sulla via Roma.
All’interno sono ben visibili elementi in muratura di vecchi magazzini e l’antico pozzo per la riserva d’acqua. Al centro troneggia un vecchio alto palmizio. Un grande loggiato ad archi fa ancora bella mostra di sè. Qui venivano raccolte le derrate che giungevano dalla campagna, o meglio, dalle proprietà dei padroni di casa.
Al piano terra dell’edificio sono presenti ampie stanze un tempo riservate alla cucina, alla sala da pranzo, ai servizi, mentre al primo piano gli ambienti erano adibiti a biblioteca e camere da letto, con volte affrescate che il tempo non ha cancellato.
E che dire della bella scalinata con gradini di ardesia ed un’elegante ringhiera su cui si possono leggere ancora le iniziali del padrone di casa? E’ passato tanto tempo da quando i signori Cucca, intendo dire i fondatori, non ci sono più. Da allora ho assistito, anno dopo anno, ad un lento e inesorabile degrado.
Nonostante tutto, non mi rassegno all’idea di scomparire. Il mio sogno? Ritornare all’antica bellezza grazie all’impegno di gente preparata e sensibile, capace di cogliere il valore inestimabile di un bene storico, unico nel suo genere. Grandi vantaggi ne trarrebbe l’immagine del paese che nel turismo ricerca nuove fonti di lavoro e ricchezza.
Giuseppina Baldoni
(ilsarrabus.news)
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