Apertis Verbis

Published on Novembre 7th, 2017 | by Redazione

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LA BACHECA DELL’ANIMA, La felicità non è così lontana

Per alcuni di noi la felicità è il sogno di una vita sicura , senza scossoni, per altri è l’avventura a tutti i costi. Può essere una famiglia felice o il successo professionale e gli applausi del mondo.

 

A volte non siamo consapevoli di inseguirla ma è quell’idea che ci comanda e che orienta i nostri pensieri e ci riempie la vita di inutili sforzi. Questa idea è spesso un fardello pericoloso. La tendenza è comunque quella di associare la felicità al raggiungimento di un certo stato di cose. Se così fosse un amore che finisce , un contratto che scade o un lavoro che non va in porto rappresenterebbero un disastro e scatenerebbero un senso perenne di fallimento e sfiducia.

Questo tipo di emozioni sono invece momentanee. Ormai tutti dovrebbero sapere o hanno sentito dire o hanno letto frasi sui social relative al fatto che la felicità non è legata alle condizioni esterne, le quali influenzano le nostre emozioni che vanno poi gestite (impresa non sempre facile per chiunque), ma nasce dal nostro mondo interiore e che non sono i fatti a generare felicità ma è la felicità interiore che genera fatti positivi. “L’inflazione” di frasi e concetti sulla felicità ci ha portato a non focalizzare più l attenzione sul significato reale e importante di questo stato emozionale e a non riflettere più abbastanza sulla qualità del nostro modo di vivere.

Gli eventi esterni, siano essi personali o sociali (legati all’andamento economico, alla politica scorretta, alla mancanza di lavoro e di certezze e all’incalzare di fatti di cronaca nera per i quali pare che tutti o quasi, nutrano una grande attrazione nel seguirne i particolari più terrificanti, senza rendersi conto del pessimo messaggio che viene inviato all’inconscio) ci portano a credere fermamente che la nostra infelicità sia esclusivamente determinata da essi.

L’effetto più comune è la lamentela che altro non fa che rinforzare la convinzione del nostro essere sempre vittime ( e non escludo che siamo in qualche modo vittime del mondo che ci circonda ma dovremmo anche farci delle domande sul perché). Quante persone vivono della convinzione che saranno felici solo dopo aver raggiunto certo obiettivi? La laurea, la carriera, il matrimonio, i figli, quasi come se ogni tappa fosse la premessa della successiva, fino ad un obiettivo finale di realizzazione definitiva, che nella sua fissità somiglia all’imbalsamatura (non a caso molti, sentendosi arrivati, si siedono, ingrassano a dismisura e si sentono depressi). Questo atteggiamento, ribadisco, può essere molto rischioso perché la felicità rimandata può non arrivare mai: posticiparla a domani significa con certezza non goderla oggi, nelle cose così come sono).

E se invece la felicità fosse solo nel presente? Se fosse un dono che si ottiene nel percorso? Non la si trova neppure ribaltando tutto. Partire, viaggiare, fuggire dal presente sono desideri di tanti che giunti all’esasperazione cercano un cambio di orizzonte per trovare la soluzione ai problemi. C’è chi vede nel viaggio l’allontanamento da un dolore o da un problema, l’uscita dagli schemi quotidiani e tutto ciò avviene ma è momentaneo. Non sono infatti le condizioni esterne a fare la differenza, la felicità non è una questione di latitudine.

Tutto ciò che ci distrae dai nostri dolori o pensieri agisce in modo provvisorio ma presto o tardi le nostre sensazioni più profonde ritorneranno a bussare alla porta. Non ci resta che lasciarle entrare e ascoltare ciò che di prezioso hanno da comunicarci. La gioia non è frutto di un ragionamento o di un bilancio ma uno stato del cervello che si attiva in assenza di pensieri, quando la nostra natura può esprimersi qui e ora. Il vero cambiamento da attuare va fatto dove siamo attraverso un ascolto attento di ciò che proviene dal nostro mondo interiore. Chiediamoci quanto di noi è presente nelle cose che facciamo.

Siamo fatti di gioia di vivere, è ciò che accende ogni nostro istante. Solo la mente confusa e proiettata in un futuro che ancora non esiste, non se ne accorge.

Antonella Porseo

(ilsarrabus.news)

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