Cultura

Published on Giugno 30th, 2020 | by Redazione

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IL RACCONTO. La leggenda di Cristolu Axedu e de Sa Mamma de su Bentu ‘e Susu

«Dromi pippiu miu, dromi» cantava Aiaja per far addormentare il suo nipotino, Cristolu. Un inverno così freddo non si era mai visto, ma quella sera sembrava che il crepitìo della legna, fosse il fragore di una battaglia che il caminetto stava combattendo per riscaldare quella povera stanza.

 

«Dromi pippiu miu, dromi ca c’esti sa Mamma de su Bentu ‘e Susu che urla nella tempesta cercando i bambini ancora svegli per rapirli e portarli via sul suo carro».

«Ma perché nonna li porta via?»

«Perché non ha figli suoi e quando viene in paese cerca di rapirli alle loro mamme»

Cristolu si ricordò allora che ogni tanto si vedeva in paese una vecchia infagottata in uno scialle lungo fino ai piedi; i suoi nonni dicevano che abitava sul monte Tzìppiri, il monte del rosmarino, in una casa di pietre che d’inverno buttava tanto fumo dal camino. Ogni tanto la vecchia scendeva in paese offrendo i suoi impiastri di erbe in cambio di un po’ di pane e lardo; a lui faceva pena ma anche un po’ paura.

La mattina dopo, un vento gelido di tramontana spazzava le vie del paese, quando Cristolu vide arrivare quella figura che sembrava uscita da una fiaba antica. Camminava piegata in due come un giunco e si appoggiava con tutte e due le mani avvizzite ad un bastone, aveva una bisaccia a tracolla e i capelli, bianchi e lunghi, le scendevano scomposti sulle spalle. Ad un certo punto Cristolu vide la vecchia brandire il bastone come fosse un’arma, con la quale cercava di scacciare una frotta di monellacci che la seguivano, canzonandola. D’impulso aprì la finestra e poggiò sul davanzale mezza pagnotta di pane duro e un pezzo di formaggio avanzato; la vecchia si avvicinò, guardò il bambino con un’espressione a metà tra un sorriso e un ghigno, arraffò le due cose, le mise dentro alla bisaccia e scomparve zoppicando. Da quel giorno Cristolu non la vide più.

Aveva già 12 anni quell’inverno, quando era andato al posto del padre all’ovile per badare alle pecore. Per un’intera settimana, a causa di una forte intossicazione, fu tormentato dalla febbre, mentre il gelo avvolgeva ogni cosa e il vento ululava così forte che sembrava rincorso dal diavolo. Una notte sentì delle urla disumane; sfidando freddo e paura si affacciò fuori della capanna e quello che vide lo lasciò impietrito. Un vortice scuro, che aveva sembianze di donna volteggiava nell’aria; ad un certo punto spuntò una specie di braccio che afferrò il ragazzo, trascinandolo con sé. Si trovò a correre in mezzo a nubi nere, aveva il respiro affannoso; poi il vortice puntò verso la voragine buia del mare.

Cristolu stava per essere inghiottito e scongiurò la “cosa” di riportarlo a terra. Come guidato da una forza sconosciuta il vortice invertì la sua direzione e trasportò il pastorello terrorizzato davanti ad una casa fatta di pietre. Da sotto la porta malridotta filtrava la luce tremula di una fiamma. La porta si aprì lentamente cigolando sui vecchi cardini e contro la luce rossastra apparve la vecchia con lo scialle e i capelli al vento, così come la ricordava dall’ultima volta: era lei, sa Mamma de su Bentu ‘e Susu.

Cristolu incominciò a battere i denti più per l’agitazione che per la febbre e il freddo.

«Entra!» le disse la voce rauca della vecchia « Dicono di me che porto via i bambini ma non è vero. Io ti voglio bene perché la tua anima è candida come la neve. Tu, in un giorno di freddo, hai avuto compassione di me e ora io ti curerò come un figlio ».

Chiusa la porta, Cristolu si trovò in un ambiente caldo e accogliente mentre la vecchia aveva per lui le attenzioni di una madre, di quella madre che non aveva mai conosciuto. Lo fece scaldare vicino al fuoco, poi lo mise a letto, rimboccandogli le coperte. Nei giorni seguenti, lo curò con l’unica cosa che aveva in casa: su casu axedu, solo casu axedu.

Un mattino, il ragazzo si ritrovò dentro al suo letto con la febbre che ormai stava scendendo. Sua nonna gli toccava la fronte e lo stava vegliando. Gli disse che aveva avuto la febbre per diversi giorni e che poi si era ripreso di colpo.

Cristolu diventò un benefattore che guariva i suoi ammalati somministrando solo casu axedu, fatto con il latte delle sue capre. Non seppe mai se quella avventura fosse stata sogno o realtà, ma il suo nome fu per tutti e per sempre Cristolu Axedu.

Maria Cinus

(ilsarrabus.news)

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