Published on Giugno 5th, 2022 | by Redazione
1CASTIADAS, Applausi e commozione per la “prima” del docufilm “Il Miracolo dei rei”
Alla fine sono stati applausi a scena aperta e qualche lacrima è scesa sul viso di chi ieri ha assistito alla “prima” de Il Miracolo dei Rei, il docufilm girato a Castiadas ideato e scritto dalla regista sarda, originaria di Villasimius, Alessandra Usai. La pellicola, che sta raccogliendo consensi e premi in campo internazionale, ha vinto uno speciale bando della Regione Sardegna. Ieri, la sala delle officine delle vecchie carceri di Castiadas, ora sede dell’Unione dei Comuni dei Sarrabus, si è riempita di sarrabesi, turisti e amanti della storia in generale, desiderosi di conoscere una parte non troppo nota di storia della Sardegna che ha avuto luogo tra il 1875 e il 1956, ovvero le vicende dell’ambizioso progetto di bonifica del territorio di Castiadas, abbandonato e disabitato da 350 anni, che ebbe successo attraverso la realizzazione di quella che fu per ottanta anni la colonia penale agricola più estesa d’Italia. Per il film è stato impiegato un cast di attori in grande maggioranza sarrabesi.
Raccontate dalla voce fuori campo dei personaggi che di quell’impresa furono protagonisti, dal direttore e fondatore delle carceri, Eugenio Cicognani, al medico, il dottor Mathieu, all’agronomo Giuseppe Cusmano, al giornalista Felice Senes che per primo, agli albori del XX secolo diede conto della storia, sono sfilate davanti agli occhi degli spettatori immagini che li hanno trasportati in un tempo lontano, quello in cui in territorio di Castiadas, abbandonato da oltre 300 anni, era un’area malsana devastata da paludi e malaria. Un’area da recuperare grazie all’opera dei condannati.
Un ruolo centrale per raccontare questo pezzo di storia della Sardegna e del Sarrabus lo ricopre Alice, che nel docu-film è una ricercatrice e storica, appassionata della storia delle carceri, interpretata dalla villaputzese Katia Monni percorre quei luoghi che un tempo fecero parte di questa storia dimenticata e attraverso i suoi occhi si sono materializzati i luoghi come sono attualmente per poi dissolversi in immagini che rappresentano il passato: ricostruzioni storiche, fotografie, film di archivio, materiale storico come libri, diari e cartoline sono stati utilizzati al fine di ricreare un percorso narrativo che riporti la reale storia della struttura e degli uomini che contribuirono ad essa. Particolarmente toccanti le testimonianze relative ai condannati e alle loro storie e il ricordo di un flagello, la malaria, vinta soltanto dopo la seconda guerra mondiale, non prima di aver seminato morti non solo fra i detenuti ma in tutta la Sardegna.
“Sono state fatte delle ricostruzioni storiche sia all’interno della colonia che all’esterno – racconta la regista – Per gli interni sono state ricreate le celle di sicurezza, il cortile interno dove camminavano i condannati, una stanza della direzione militare, l’ufficio del Direttore, l’ospedale, la cella di rigore, l’ufficio degli Interni a Roma e altro. Riguardo le riprese in esterno, sono stati riprodotti gli ambienti legati alle varie attività in diverse zone del territorio dove tali attività sono ancora presenti, mentre per le zone selvatiche e malsane sono state ambientate in località stagnanti presenti in Sardegna che più si avvicinano a rappresentare le insane paludi presenti nell’ottocento”.
Il produttore, Nicola Mennuni, ha sottolineato che “la pellicola, una volta completata la post produzione, è stata ridotta a 50 minuti. E’ un lavoro costato circa 120 mila euro, grazie anche a tanti accorgimenti per risparmiare”. Al termine della proiezione è stata offerto un rinfresco con il vino “So Chic” offerto da Jean-Paul Tréguer e Isabelle Tréguer proveniente dai vigneti di Castiadas. (ilsarrabus.news)
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