VILLASIMIUS, Un indagato anche in paese nella maxi-operazione nazionale contro la pedopornografia
Un uomo residente a Villasimius figura tra gli indagati nell’ambito di una vasta operazione condotta dalla Polizia postale contro lo sfruttamento sessuale dei minori in rete. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Napoli, ha portato all’arresto di quattro persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di altre quindici, tutte accusate, a vario titolo, di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico, nonché di utilizzo di criptovalute per l’acquisto di contenuti illegali nel dark web.
Dell’uomo coinvolto in Sardegna non si conoscono né età né professione. Gli investigatori della Polizia postale di Cagliari hanno perquisito la sua abitazione, sequestrando diversi dispositivi informatici – computer, hard disk, memorie esterne – e un account riconducibile all’indagato, utilizzato per operazioni in criptovalute su piattaforme del dark web. Secondo quanto emerso, le monete virtuali sarebbero servite a finanziare l’acquisto di materiale pedopornografico.
L’inchiesta ha un respiro nazionale e ha toccato diverse regioni. In manette sono finiti un disoccupato di 27 anni a Foggia, un informatico 49enne a Biella, un operaio 22enne a Caserta e un massaggiatore 36enne a Pesaro. Tutti sorpresi con ingenti quantità di file illegali conservati su dispositivi digitali. Tra gli altri indagati figurano un avvocato, impiegati, operai e liberi professionisti, tutti compresi in un’età che va dai 22 ai 67 anni.
Nel corso delle perquisizioni, che hanno riguardato tutto il territorio nazionale, gli agenti hanno recuperato decine di migliaia di file illeciti e numerosi wallet di criptovalute. Il materiale raccolto evidenzia l’esistenza di una rete sotterranea ben strutturata, attiva nella produzione, scambio e acquisto di contenuti pedopornografici.
In questo contesto è stato individuato anche un sito del dark web dal nome “Wikipedo”, costruito sul modello di Wikipedia ma interamente dedicato al mondo della pedofilia, corredato da una sorta di “manuale dell’abuso”. Un archivio dell’orrore alimentato dal silenzio e protetto dalla tecnologia, che ora inizia a perdere pezzi sotto il peso delle indagini. (ilsarrabus.news)