IL RACCONTO. Teresina, il parroco del paese e quei “peccatucci”da confessare…
Sgranando il rosario, le comari e le zitelle, in fila sui banchi, sporgevano colli e teste come tanti periscopi di sommergibile che avevano avvistato una nave nemica. Tra decine di Ave Maria e qualche Paternostro, recitati meccanicamente tanto per dare aria alla bocca, inquadravano Teresina, in ginocchio sul confessionale, l’espressione contrita come se avesse appena accettato la mela dal Serpente. Non riuscivano a capacitarsi, le comari, perché mai il sacerdote tenesse Teresina tutto quel tempo e di quali peccati si macchiasse la donna; la quale, con la testa appoggiata sullo spigolo del confessionale, doveva ogni volta avere un bel fardello da scaricare ai piedi del presbitero.
La donna era infelicemente sposata con Marieddu, il cui lavoro più impegnativo era fumare la pipa. Non avevano avuto figli e con il tempo i loro rapporti si erano deteriorati; erano arrivati al punto che Teresina riconosceva a Marieddu un unico merito nella vita: quello di averla sposata. Per il resto, riteneva il marito un fulgido campionario di difetti e mandronerie. Passati i giorni della passione, Teresina si era rassegnata a consegnare le sue umane voglie al tempo che passava, finché un giorno, sarà stata la primavera o qualche ormone ritardatario, le parve di essere attirata dalla possanza del loro servo pastore. E mentre Marieddu continuava a fumare la pipa, avvenne il patatrac! Si abbandonò al piacere della carne, riscuotendo anni di arretrati! Era questo il motivo delle mezze ore passate al confessionale: elencava i peccatucci veniali, come cattivi pensieri e piccole bugie, oppure la lettura di fotoromanzi; poi si bloccava sia per il senso di colpa sia perché temeva la reazione del prete, noto fustigatore di costumi. Costui, vecchia volpe, aveva capito che c’era dell’altro, ma Teresina non cedeva, aumentando il suo debito con la Giustizia Divina. Finché un giorno, pressata di più da don Gregorio, cedette e vuotò il sacco!
«Svergognata femmina, sarete doppiamente dannata anche per avermi nascosto questo peccato, le fiamme dell’Inferno vi avvolgeranno».
Le pettegole, capendo che stava succedendo qualcosa, si fermarono a “benedetta fra tutte le donne…” e orientarono i periscopi binoculari sulla donna che farfugliava varie scuse (mio marito ha trent’anni più di me… ha l’ernia e le vene varicose, l’asma con il fischio… e poi il servo sta sempre in casa con noi…).
«Silenzio, donna peccatrice!» tuonò don Gregorio, prima di chiudere lo sportellino e di negarle l’assoluzione.
Teresina decise allora di chiedere consiglio a Ines, un’amica che si diceva si intrattenesse con il postino, tra una raccomandata e un’assicurata.
«Vai dal vice-parroco» disse guardando fuori, visto che avevano suonato e, si sa, che il postino suona sempre due volte «è un sempliciotto, ma è bravo».
La mattina dopo volò da don Armindo, fece l’elenco di tutti i pensieri, parole, opere e omissioni e, quasi sottovoce, gli accennò del peccatuccio di carne.
«Qui il caso è difficile » sentenziò il povero prete «devo chiedere consiglio a don Gregorio».
E corse dal parroco.
«Va bene assolvila, ma dàlle una pena esemplare: messa tutti i giorni, digiuno e penitenza »
Con le tonache svolazzanti, don Armindo tornò dalla donna, aggiunse una ventina di Avemaria e l’assolse.
Per un po’ di tempo, Teresina pregò e fece la brava, ma un giorno fu riavvolta dalle braccia villose del servo e, per l’ennesima volta, corse a confessarsi dal vice-parroco.
« Ancora, Teresina, ma quante volte hai fornicato? »
«Solo sette, padre, ve lo giuro!»
«Devo chiedere consiglio a don Gregorio». Ma il parroco era impegnato a dare un’estrema unzione.
Don Armindo si ricordò allora del suo vecchio libretto nero del seminario, dove c’era una penitenza per ogni peccato. Tornò trafelato al confessionale, benedisse la donna, assegnandole la giusta pena.
A Teresina, non parve vero di essersela cavata anche stavolta. Si alzò in piedi e stava quasi correndo verso l’uscita, quando fu raggiunta dalla voce di don Gregorio, il parroco, che rimbombò in tutta la chiesa.
«Ricordati poi che sei una donna sposataaaaaa… !»MARIA CINUS (ilsarrabus.news)