Cagliari

Published on Novembre 26th, 2022 | by Redazione

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STORIA, Le strutture ricettive nella Cagliari di Ottone Baccaredda

Il Novecento che vede Cagliari cambiare volto e a diventare una città non solo mediterranea ma europea. La città, anche grazie alla figura di primo piano di Ottone Bacaredda  entrò a pieno titolo nella Belle Époque. Bacaredda uomo del suo tempo, intellettuale, viaggiatore e conoscitore dei principali movimenti culturali ed artistici dell’epoca volle che Cagliari facesse proprio il progresso sociale e culturale ravvivato dall’ascesa politica dell’emergente borghesia. Si devono alle sue amministrazioni la costruzione di molte scuole elementari e superiori, del nuovo palazzo municipale, della rete idrica e delle fognature, e la radicale trasformazione degli impianti di illuminazione.
Anche il Touring Club Italiano  cominciò ad interessarsi all’Isola nella sua guida del 1918, il Touring raccomandava l’hotel La Scala di Ferro in via Torino 12,  l’unico a poter disporre di un servizio omnibus per la Stazione ferroviaria e soprattutto di uno stabilimento di bagni caldi e freddi; veniva poi indicato anche I Quattro Mori situato all’angolo tra il largo Felice e via Sardegna. Per turisti di limitate esigenze, si indicavano due alberghi: Il Popolo situato in Corso Vittorio Emanuele n. 30, questo esercizio aveva anche una succursale in Largo Carlo Felice e Il Giardino in via G.M. Angioi nn. 1-4. .
Lo scrittore David Herbert Lawrence  giunse a Cagliari da Palermo insieme alla moglie Frieda nel 1921 nei giorni freddi di gennaio. Dopo essere sbarcato cerca alloggio e lo trova all’albergo Scala di Ferro che viene così descritto: «Finalmente lo troviamo, l’albergo Scala di Ferro: oltre un cortile con piante verdi. E finalmente un omino coi capelli lisci, neri, come un eschimese, arriva sorridendo. […] non c’è una stanza con due letti: solo singole. E così veniamo condotti, se permettete al “bagnio”: l’ala da bagno dell’albergo, nell’umido pianterreno. Camerette su entrambi i lati di un corridoio in pietra, e in ogni stanzetta un bagno di pietra scura e un lettino. Noi possiamo avere una stanzetta col bagno ognuno. Se non c’è niente altro, non c’è: ma sembra umida, fredda e orribile, sottoterra. Tuttavia l’eschimese torna dopo cinque minuti. C’è una camera nella casa. Dove avesse trovato una camera non lo so. Ma era lì, grande, malinconica, fredda sopra i fumi di cucina di un piccolo cortile interno, simile a un pozzo. Ma perfettamente pulita e a posto» .
Dopo una breve permanenza in città decide di inoltrarsi nell’interno toccando Mandas, Sorgono e Nuoro per poi dirigersi a Terranova e imbarcarsi per Civitavecchia. Non prima di aver lasciato l’albergo Scala di Ferro «soddisfatto della semplice e amichevole Scala di ferro mi metto lo zaino nelle spalle  e ci incamminiamo verso la stazione secondaria» .
Emanuela Locci (Università degli studi di Cagliari)

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