STORIA. “Aiutateci a riparare la nostra chiesa”, l’appello del sindaco di Villaputzu a 2 deputati sardi nel 1902
La bontà del Vostro cuore, e la cortesia squisita che vi distingue mi fanno coraggio a chiederVi con devozione profonda il necessario permesso di esporVi nell’interesse dei Vostri umili dipendenti benché fratelli di sangue quanto in appresso…. Queste le prime parole usate dal Sindaco di Villaputzu Antonio Coas nella lettera inviata ai due personaggi politici di spicco nella Sardegna dell’epoca. Si rivolge ai Ministri Ottone Bacaredda Deputato di Cagliari al Parlamento di Roma nel 1900 e Luigi Merello che fu eletto per la prima volta al Parlamento nel 1890, in rappresentanza del I° Collegio di Cagliari e successivamente Deputato di Lanusei dal 1892 sino al 1904. Si descrive Villaputzu come un paese ricco di agrumi ma povero nel resto perché mancava un commercio di scambio a causa della mancanza delle vie di comunicazione che vedevano Cagliari lontana più di 60 Km. L’agricoltura rappresentava l’unico settore produttivo, anche se ai primi del 1900 era scarsamente produttiva a causa delle continue alluvioni e inondazioni del Flumendosa che mancava di arginamento. Oltre a questo la popolazione era deperita a causa delle sproporzionate imposte dirette e dell’epidemia malarica. Queste furono le cause che portarono allo spostamento di numerose ed abbienti famiglie da Villaputzu verso zone più floride. Mancando queste però mancarono anche i capitali, il lavoro ed il pane per molte famiglie. Le ricche famiglie lasciarono come ricordo della loro agiatezza la Chiesa Parrocchiale, che non mancava mai di essere restaurata e ben tenuta. “La Chiesa Parrocchiale è l’unico monumento storico di questo paese e la popolazione attuale ch’ereditò dall’antichità il sangue ma non già la fortuna, ambisce curarne la conservazione in modo degno dell’importanza dell’epoca. Ed a questo è d’uopo che con tutta lena si accinga a motivo che l’edificio non garantisce soddisfacentemente la sua conservazione e la sicurezza delle persone. E’ già un secolo che si è fatta l’ultima riparazione interna ed esterna all’edificio in parola ed a ragione la cupola e la croce del campanile minacciano rovina con pregiudizio certo della Chiesa sottostante e delle persone che vi possono capitare”. Per evitare possibili danni l’Amministrazione Comunale chiese di provvedere tempestivamente al restauro. Queste le ultime parole di supplica: “Mi rivolgo a Voi Eccellenza Ministro perché degnandovi d’un pietoso sguardo verso questo suolo che vi ama tanto, verso questa popolazione che da tempo vi venera per i vostri meriti di mente e di onore. Dalla generosità dell’Eccellenza Vostra si attende l’intervento del Governo nella spesa dell’opera in discorso, e dall’autorità della Eccellenza Vostra si spera che il medesimo Governo supplisca con un competente sussidio alla rilevata deficienza del Comune”. Si necessitava di una demolizione totale e la ricostruzione della cupola del campanile, la demolizione e la costruzione della tettoia della camera dell’orologio, collocamento di un parafulmine e restauro interno. Il Genio Civile di Cagliari effettuò la perizia per un importo di £ 7.500. Nel Settembre 1903 i lavori vennero affidati all’appaltatore Lonzu Giovanni ed ultimati il 30 Aprile 1904. L’opera fu collaudata in Agosto dall’Ing. Beniamino Pirola del Genio Civile. Il Governo ed il Regio Economato Generale dei Beni Ecclesiastici di Torino concedettero un sussidio a favore del Comune. Dopo il restauro bisognava risistemare l’orologio pubblico, il lavoro di rimozione, risistemazione e pulizia avvenne per mano del meccanico Pilia Domenico di Muravera per £ 50. Ma era necessario anche rinnovare le campane che battevano l’orologio. Solo nel 1913 si riuscì nell’intento, in occasione di una visita occasionale del campanaro Mutzu Battista di Tempio che fece un sopraluogo gratuito con la promessa di fondere la campana infranta di 167 Kg per elevarla a 187 Kg per £ 600. Nei decenni successivi la Chiesa ebbe bisogno di numerosi interventi di riparazione dovuti per lo più al verificarsi di calamità naturali. FRANCESCA SANNA (ilsarrabus.news)
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