Sarrabus

Published on Giugno 19th, 2018 | by Redazione

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SARRABUS, «Io, venditore ambulante, una vita di lavoro e sacrifici »

È il simbolo del martedì mattina della piazza Leonardo da Vinci a Villaputzu, non a caso ancora chiamata piazza del mercato e di tutte le piazza del Sarrabus, da Muravera a Castiadas passando per San Vito e fino a Villasimius. Un appuntamento fisso per i sarrabesi alla ricerca di occasioni, con le idee già chiare o anche solo per fare una passeggiata tra le bancarelle.

 

Antonello Pau, villaputzese, 60 anni, commerciante ambulante, è l’anima del mercato come tutti i suoi colleghi, è simbolo di uno spicchio di passato che ancora resiste, nonostante i centri commerciali e l’e-commerce. Fa quest’attività fin da quando era bambino e insieme a sua moglie Daniela, lavora nel campo dell’abbigliamento. Ha una parola e un saluto per tutti i passanti che ricambiano volentieri e, ancora più volentieri, si fermano a chiacchierare. Ma da una situazione di allegria spensierata, sia coi colleghi che con i clienti, emerge comunque una malinconia di fondo per un mestiere molto impegnativo e non troppo remunerativo.

Antonello, come passate le giornate voi commercianti ambulanti?
Le facciamo passare. È molto difficile perché non ne vale più la pena. Non rimane niente, va via tutto in tasse, le nuove leve hanno difficoltà anche a pagare l’INPS. Io ho 60 anni, sono stanco ma di certo non posso pensare di mettermi a fare altro. Anche due miei fratelli lavoravano come ambulanti, ma le troppe tasse li hanno portati a chiudere: uno di loro adesso fa l’artigiano. Quando sono al mercato rido e scherzo con tutti, ma non è facile andare avanti.
Essendo cresciuto nell’ambiente del mercato lei fa un ragionamento che riguarda il passato e il presente…
Prima era più difficile, il lavoro al mercato è migliorato da quando ognuno di noi ha il posto assegnato. Puoi arrivare qui alle 8, quando ero ragazzino invece partivamo prestissimo, a volte anche il giorno prima per occupare il posto. Come ho detto era più difficile, ma in passato era più semplice racimolare qualche soldino, c’erano meno tasse e vedevi il guadagno del tuo lavoro. Anche se sembra una frase fatta, si stava meglio quando si stava peggio.
I centri commerciali hanno peggiorato la situazione o no?
Non mi piace che ci siano troppi grandi negozi. Siamo poche persone, la gente ha pochi soldi da spendere, aprire un grande negozio significa dividere ancora i clienti e mettere in difficoltà i piccoli commercianti. E non mi piace nemmeno che tra gli ambulanti ci siano troppi abusivi, se tutti fossimo in regola pagheremmo meno e staremmo meglio”. Problema, quest’ultimo, recentemente affrontato dalla Confesercenti che, a seguito di un’indagine, sostiene che in Sardegna gli ambulanti non in regola ammontino a 3400.
Il lato positivo del vostro lavoro?
Il lato positivo è che sul lavoro non ti comanda nessuno Anzi, a dire il vero comanda mia moglie. La nostra è un’attività che va avanti da molti anni e in un certo senso si può dire che investe sulla tradizione e sulla tecnologia della comunicazione. Vede questo manichino in esposizione che indossa il completo tutto “made in Sardinia”? L’abbigliamento sardo è di qualità, attira molte persone, il nostro mestiere è in crisi ma andiamo avanti anche grazie a questi prodotti, Su pantaloni sardu, pantalone e completo, lo facciamo fare a Jerzu. È un completo sardo e speriamo che rimanga come tradizione ai sardi e non finisca anche questo ai cinesi. Sono i nostri valori, sono molto importanti. La comunicazione è un fattore importante del mio lavoro e anche le nuove possibilità che ci offrono i social network:. Spesso i clienti mi ordinano la merce su Facebook e io metto loro da parte il prodotto che cercano. La tradizione va al passo coi tempi.
Pensando alle nuove leve, quale suggerimento darebbe a un giovane che intraprende oggi questa attività?
Suggerisco di prendere un accendino e di dare fuoco alla bancarella È difficile per noi che siamo qui da anni, per un giovane lo è ancora di più. In passato avrei voluto aprire un negozio di abbigliamento sardo, grazie a Dio non l’ho fatto. Mio figlio non me l’avrebbe mai perdonato. Anche lui è dovuto partire, lavora a Milano, è un avvocato. Spero sempre che i sardi tornino a casa, ma è molto difficile.

Conclude mentre i rintocchi di campana segnalano le 12.30. Significa che è ora di ritirare la merce e rincasare. Il martedì è passato, l’appuntamento è per i prossimi mercati del Sarrabus.

Sara L. Canu

(ilsarrabus.news)

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