Published on Gennaio 16th, 2021 | by Redazione
0EDITORIALE. Un altro anno di Unione dei Comuni del Sarrabus. Sarà l’ultimo?
“Bisogna crederci. Ho due obiettivi: rimetter su l’Unione da un punto di vista dell’organico e mandare avanti le funzioni associate”. Fa quasi tenerezza leggere le dichiarazioni del neo-presidente dell’Unione dei Comuni del Sarrabus, Sandro Porcu, sindaco di Villaputzu, sulla cui onestà e buone intenzioni nessuno dubita. “Bisogna crederci”, dice Porcu. Ma in cosa? Esiste ancora un’Unione dei Comuni? O è questo l’anno del canto del cigno dopo una vita (se di vita si può parlare) d’un grigiore assoluto? “O la si rilancia o non ha senso trascinarla in questo modo” ha detto realisticamente il presidente di turno alla nostra Sara Canu, e, riferendosi al prossimo incontro fra i sindaci dei cinque comuni che fanno parte di quest’entità fantasma chiamata Unione dei Comuni del Sarrabus, ha aggiunto che “questo vertice sarà fondamentale, cercheremo di farlo fruttare”. Sarà, ma ci perdonino i primi cittadini, ma abbiamo più di un ragionevole dubbio che si possa cavar fuori qualche buon frutto da un terreno di coltura fatto di 13 anni di fallimenti per non parlare delle parole (e dei fatti) di chi non fa mistero di remare contro un Sarrabus unito (“all’Unione non ho mai creduto” e “usciremo dall’Unione”, giusto per citare i più recenti).
Impossibile gestire insieme la Polizia Locale, impossibile avere un unico appalto per la raccolta differenziata dei rifiuti, impossibile avere politiche turistiche comuni, impossibile difendere il proprio ospedale, impossibile gestire l’emergenza Covid unendo le forze. Lo abbiamo scritto da queste colonne cento, cento e altre cento volte. Ma siamo proprio sicuri di questa impossibilità? O si tratta di incapacità? O peggio ancora mancanza di volontà politica per tentare disperatamente di difendere il proprio orticello? Ultimo smacco in ordine di tempo l’aver perso la possibilità di avere nel Sarrabus un’unità Usca (la task force di medici e infermieri che assiste a casa le persone alle prese col Covid) a vantaggio del Gerrei e l’essersi fatti soffiare, sempre a favore del Gerrei, il servizio dell’ambulanza di base del 118. Sì, proprio quel Gerrei, povero, isolato ma per lo meno, unito, capace di organizzarsi uno screening anti-Covid.
Nel Sarrabus tre paesi su cinque, non si sa bene per quale ragione, se lo sono organizzati (e anche in modo discutibile) per i fatti loro. Come se non ci fosse la comune esigenza di uscire il prima possibile da un’emergenza che rischia di compromettere la prossima stagione turistica. Eppure, lo capirebbe chiunque, l’unità d’intenti, una visione comune nei vari settori dell’economia, darebbe più peso a tutto il territorio del sud-est. Stando dentro i confini del proprio paesello o cercando semplicemente di mettersi sotto l’ombrello della Città Metropolitana, non si va da nessuna parte. Ci vorrà forse un “prefetto di ferro” d’altri tempi che decida per tutti, magari anche di unire in un unico Comune tutto il territorio bypassando i campanili? I cittadini apprezzerebbero di sicuro e, forse, si sentirebbero meno in balia degli eventi. Michele Garbato (ilsarrabus.news)
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