Sardegna

Published on Aprile 29th, 2020 | by Redazione

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COVID-19, La Sardegna chiede aperture anticipate ma arriva il “niet” del Governo

Le ordinanze devono essere conformi al Dpcm – a meno che non siano più restrittive – altrimenti verranno impugnate al Tar o alla Corte costituzionale. è quanto ha risposto il ministro degli affari regionali, Boccia ai presidenti dei Regione, fra cui il governatore sardo Solinas, che hanno prospettato aperture anticipate nei loro territori. Il ministro ha però promesso una lettera di diffida prima dell’impugnazione.

 

“In Sardegna, alla luce dei dati sulla diffusione del Covid-19, è possibile avviare finalmente una ripresa ordinata, prudente ma più rapida, del nostro sistema economico e produttivo, e consentire un graduale ritorno a quella nuova normalità della vita sociale tanto attesa da tutti”. Lo ha detto il presidente della Regione Christian Solinas, che con altri dieci governatori e i due presidenti delle Province autonome ha scritto al premier Conte, al presidente della Repubblica Mattarella e al ministro per gli Affari Regionali Boccia per una modifica dell’ultimo Dpcm chiedendo aperture anticipate.

“Nelle richieste avanzate – ha detto Solinas – è possibile ritrovare i punti fondamentali per la ripartenza già illustrati nei giorni scorsi, che hanno trovato ampia condivisione tra tutti i colleghi, nel segno del rispetto delle Autonomie e delle peculiarità territoriali, e dell’esigenza di diversificare le misure in atto”.

“La fase 2 è una fase nuova che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza – scrivono i governatori di Sardegna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Calabria, Basilicata, Abruzzo, Molise, Abruzzo, e i presidenti della due Provincia autonome di Trento e Bolzano – E’ essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. Pare assolutamente necessario che l’attuale struttura del Dpcm 26 aprile 2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva”.

Quello che i governatori temono è una crisi economica da cui sarà difficile uscire: “Le Regioni condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e quindi, pur essendo pienamente consapevoli che il virus non conosce confini geografici, sottolineano l’importanza di produrre il massimo sforzo per contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate”.

(ilsarrabus.news)

 

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