Villaputzu

Published on Novembre 6th, 2017 | by Redazione

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CASO QUIRRA, Testimone al processo di Lanusei: “167 persone colpite da tumore”

167 persone fra militari e civili colpiti da tumori e altre patologie, molti dei quali deceduti. I loro nomi e le loro storie sono state rese note nell’ultima udienza del processo in corso a Lanusei che vede alla base otto alti ufficiali delle forze armate italiane con l’accusa di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri.

 

A salire sul banco dei testimoni è stato l’ispettore capo della squadra mobile di Nuoro, Roberto Sechi, uno degli investigatori che si occuparono del Poligono Sperimentale di Quirra, che ha rievocato i dettagli dell’indagine e di come i colossi europei delle armi abbiano utilizzato il poligono per le loro sperimentazioni, attività che interessarono la struttura insieme a esercitazioni militari delle forze armate, brillamenti di ordigni obsoleti.

Si trattava di test sui nuovi armamenti, fabbricati dall’industria bellica con componenti nocivi per uomini e animali e a fortissimo impatto ambientale. Tre, in particolare, le società che sperimentarono missili e altri armamenti negli oltre 14mila ettari del Pisq: l’italiana Oto Melara, la Mdba e l’Europas francese. «L’azienda con sede a La Spezia – ha detto Sechi – ha sperimentato i missili Teseo, prodotti con una lega di tungsteno, un elemento considerato altamente cancerogeno. Il missile in seguito all’impatto con il bersaglio produceva dei frammenti che venivano dispersi nell’ambiente».

«Nella schede del 1994 – ha spiegato testimone rispondendo alle domande dei pm Biagio Mazzeo e Daniele Loi – veniva segnalata la pericolosità del tungsteno se ingerito e se introdotto nella catena alimentare». Secondo la scheda tecnica l’area da interdire era di quattro chilometri quadrati. Nei test dei missili Marte della Mdba, avvenuti nella zona a mare di San Lorenzo, a provocare più di una preoccupazione era il kerosene. «Anche in questo caso emergevano criticità – ha dichiarato Sechi – mentre per l’Aster 30 che veniva lanciato dal mare indirizzato verso terra, le scheda tecnica indicava la pericolosità generica a causa del propellente composto da componenti pericolosi come cadmio, piombo, cromo esavalente e berillio».

L’ispettore capo della mobile Nuoro ha parlato anche dei missili anticarro Milan, prodotti da Finmeccanica in joint venture con aziende francese che già dal 1994 venivano segnalati come pericolosi per la presenza del torio nel sistema di puntamento. Fino al 2000 al Pisq vennero testati 1187 missili Milan.

«L’utilizzo del missili anticarro Milan, prevedeva una serie di misure di sicurezza, misure che secondo le nostre indagini non vennero utilizzate durante le esercitazioni a Quirra» ha detto il testimone nel corso dell’udienza. Il processo riprenderà il prossimo 15 novembre e sarà sentito ancora l’ispettore Sechi.

(ilsarrabus.news)

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