CALCIO, L’allenatore del Muravera, Francesco Loi: «Con quale logica si può far ripartire la serie D?»
Sono mesi quelli appena trascorsi e quelli che stiamo vivendo che segneranno i ricordi di chiunque li abbia vissuti. Una terribile pandemia che ancora oggi tiene dentro casa gli italiani. Una malattia subdola e invisibile che ha interrotto la normalità, la quotidianità di ognuno di noi. E come nelle logiche delle cose anche lo sport si è dovuto chinare al coronavirus. Soltanto in queste ore si parla di una possibile ripresa delle attività. A questo proposito abbiamo raggiunto telefonicamente il mister del Muravera Francesco Loi, per poter sentire la sua opinione su quali possono essere le prospettive nell’immediato.
Mister Loi, le Federazioni cominciano a parlare di ripresa, qual è il suo parere?
Non capisco con quale logica si possa pensare di continuare il campionato di Serie D. Un discorso è pensare di riavviare i campionati professionistici che al loro interno hanno interi staff sanitari e strutture che possono in qualche maniera far pensare ad un nuovo inizio di questa stagione. Ma se si parla di dilettanti allora il discorso è completamente diverso.
Secondo lei è così impensabile continuare questa stagione?
Intanto prima di cominciare è bene che ogni punto vada al suo giusto posto. In termini di sicurezza sanitaria io credo che il novanta per cento delle squadre di Serie D non dispongono di uno staff medico che possa gestire una quarantina di persone. E se a questo si potrebbe porre rimedio con interventi economici e delle stesse Federazioni o del governo, resterebbe il dilemma delle trasferte e di tutto ciò che questo comporterebbe anche in termini di costi che potrebbero salire ulteriormente.
Un’altra questione che andrebbe risolta è quella contrattuale.
E’ vero perché i contratti attuali hanno scadenza al trentuno giugno. E questa potrebbe essere una delle cose non facili da superare ma superabile. Quello che vedo arduo è pensare di continuare il campionato facendo tre partite in otto giorni. Per noi diventerebbe un ostacolo davvero complicato. Diversi giocatori in questa categoria lavorano e non sarebbe semplice averli in tutte le partite. Si rischierebbe di falsare il campionato sin qui giocato.
Un eventuale inizio a maggio come lo vedrebbe? Intanto con la situazione attuale alcuni dei giocatori che sono tornati nelle loro case nella penisola, dovrebbero fare il periodo di quarantena previsto. Il tutto quindi farebbe slittare di altre due settimane la loro possibilità di lavorare. Poi abbiamo due ragazzi che sono tornati in Francia. Questi dovrebbero chiedere i permessi per rientrare e poi affrontare la quarantena. Ecco se si vuole iniziare nuovamente si dovrà tenere conto anche di queste cose, mettendo tutte le squadre partecipanti al campionato di poter partire quantomeno alla pari.
Come ne escono le società dopo una parentesi come questa?
Credo esattamente come ne uscirà il paese Italia. Sarà una situazione davvero difficile con tante persone che perderanno il lavoro e altrettante aziende che spariranno se non ci saranno interventi veri, che non potranno essere risolti con i prestiti bancari. Per noi che siamo una piccola realtà sarà ancora più dura. Chi ci aveva promesso le sponsorizzazioni non credo possano fare fede agli impegni presi per questa ultima parte del campionato. Spero che almeno la Regione Sardegna possa far fede agli impegni assunti e che ci possa dare una mano anche per futuro prossimo.
Un futuro che per il calcio dilettantistico sarà tutt’altro che roseo.
Il pericolo è quello di vedere depauperato il patrimonio di squadre sarde che militano in Serie D e non solo, perché sono convinto che nelle altre categorie saranno diverse le società che non potranno permettersi il lusso di continuare a giocare, in un’isola dove il problema più grave sarà il lavoro e la disoccupazione. Basta pensare cosa potrebbe succedere questa estate senza gli introiti che il settore turistico produce per tutti i sardi.
Sarà davvero possibile un futuro prossimo senza il calcio dilettantistico?
Se chi ci governa e parlo di governo centrale, regione e amministrazioni, capiscono che il calcio ha un grosso risvolto sociale e non solo sportivo e si attiveranno in tal senso, tutto sarà possibile. Lo sport in generale in questo momento può diventare trainante per far tornare le persone alla normalità ma ha urgente bisogno di essere aiutato concretamente, con i fatti e non con le parole o le promesse.
Quindi ci rivedremo presto in un rettangolo di gioco?
Può sembrare strano, perché in questo momento la cosa che più mi preoccupa sono le persone che lavorano con me, la mia azienda e il presente che sembra ancora oscuro. Vorrei avere più chiarezza da parte di chi decide per tutti noi e che soprattutto facciano presto, perché non c’è più tempo. In quanto al vederci in un terreno di gioco, devo ammettere che a questo punto mi manca davvero tanto e mi piacerebbe che fosse quanto prima, vorrebbe dire che tutto sta tornando alla giusta normalità.
Renzo Cuccu
(ilsarrabus.news)
(La foto a corredo dell’articolo è di Centotrentuno.com)
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