Attualità

Published on Gennaio 25th, 2020 | by Redazione

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ATTUALITA’. Matrimonio riparatore in Turchia, salvacondotto per stupratori e violenti

Nelle ultime settimane l’attenzione mediatica internazionale si è soffermata spesso sulla politica estera turca nello scacchiere mediterraneo, in particolare sulla sua presenza e influenza in Libia. Sono perciò passati quasi inosservati gli eventi di politica interna degli ultimi giorni.

 

Proseguendo nella sua linea di islamizzazione della società turca il partito del Presidente Erdoğan ci riprova e ripresenta, ben nascosto in un pacchetto di norme di riforma del sistema giudiziario, la legge che prevede il “Matrimonio Riparatore”. La legge già presentata nel 2016 era stata prontamente ritirata dopo l’ondata di proteste scatenate dalla società civile e all’opposizione politica. Ora il governo, forte anche dei risultati internazionali, ripresenta la legge, sentendosi evidentemente più forte rispetto a quattro anni fa.

Se la norma fosse approvata metterebbe al riparo dalle conseguenze penali gli uomini accusati di violenza sessuale, in caso di successivo matrimonio con le vittime. La legge non è altro che un salvacondotto per stupratori e violenti, una specie di amnistia generale, che riguarda soprattutto persone ed eventi che possono essere geograficamente situati nelle zone rurali e di confine, che guarda caso sono il bacino elettorale del partito al potere.

In caso di approvazione le conseguenze per le donne sarebbero terribili, in una nazione in cui la violenza di genere fa registrare tassi altissimi e in cui comunque sono già presenti numerosi casi di matrimoni di spose bambine: se ne contano circa mezzo milione. Questa cifra è verosimilmente valutata per difetto, perché molto spesso i matrimoni sono celebrati solo in forma religiosa senza controllo da parte dell’autorità statale. Per cui evidentemente è difficile avere la certezza della cifra, anche perché le stesse autorità religiose hanno smesso da anni di trasmettere i dati relativi ai matrimoni religiosi.

Come era prevedibile l’opposizione si è subito mobilitata, insieme alle associazioni per la difesa dei diritti delle donne, che hanno chiesto l’immediato ritiro della norma. Per le associazioni femminile è chiaro il tentativo statale di voler cancellare le prove dei reati, senza peraltro cercare di sradicare il fenomeno della violenza sulle donne: oltre il danno la beffa. Questa legge non farebbe altro che rafforzare e cosa ancora più terribile, legittimare l’idea che la donna è un oggetto da possedere e maltrattare. Una concezione inaccettabile in un paese civile, democratico e laico, tutte caratteristiche che la Turchia sembra abbia perso negli ultimi anni di governo Akp.

Emanuela Locci

(ilsarrabus.news)

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