VILLAPUTZU, Il Cammino di Bonaria di Natale Porcu: da Olbia a Bonaria, 350 chilometri di Sardegna
Non servono vent’anni e scarpe nuove per attraversare la Sardegna. Servono invece tenacia, curiosità, fede e un pizzico di follia buona — quella che spinge a mettersi in cammino senza sapere davvero cosa si troverà dietro la prossima curva.
Natale Porcu, 77 anni, di Villaputzu, tutto questo ce l’ha dentro da sempre. Così, dal 13 al 26 settembre, zaino in spalla e passo deciso, ha percorso da solo i 350 chilometri del Cammino di Bonaria, partendo dalla Basilica di San Simplicio a Olbia e arrivando due settimane dopo, il 26, ai piedi della Madonna di Bonaria a Cagliari.
«Ho camminato tutto in solitaria per quattordici giorni, attraversando 29 paesi, dalle coste galluresi fino al mare del Sud – racconta con voce ferma e calma, quella di chi sa gustarsi ogni parola –. Sono partito da quota zero e sono arrivato a Gonare, oltre i 1100 metri. Un saliscendi che ti mette alla prova, ma ti ripaga con panorami e incontri che non si dimenticano».
Per Natale Porcu non è stato il primo cammino, ma questo aveva un sapore diverso. «Sono stato sette volte in Spagna per Santiago, e ogni volta ho portato a casa un pezzo di me. Ma attraversare la mia isola era un sogno che avevo da tempo. Quando ho saputo che esisteva la Guida al Cammino di Bonaria, scritta da Antonello Menne ho capito che era il momento giusto».
Una guida che, spiega, “è fatta molto bene”. «Ma quello che la rende speciale sono i referenti di tappa, persone presenti e disponibili, sempre pronte a darti una mano. Anche se non ho avuto bisogno di aiuto, mi hanno contattato più volte durante il cammino per sapere se andava tutto bene. È una cosa che dà fiducia, ti fa sentire parte di una comunità invisibile che ti accompagna passo dopo passo».
Il cammino, racconta, è segnato con cura: frecce blu e bollini che indicano la via. «Solo una piccola nota – osserva da buon osservatore –: preferisco la freccia blu su sfondo giallo, si vede meglio, ha un colpo d’occhio più immediato. Quando cammini sotto il sole o nella stanchezza, dev’essere chiaro dove andare. Una freccia che si vede da lontano vale più di cento parole».
Ogni tappa ha lasciato il segno, anche nelle piccole cose: un timbro su una credenziale, un saluto scambiato con un sindaco, un bicchiere d’acqua offerto da una sconosciuta. «Non ho avuto difficoltà a trovare i timbri – racconta –. Li ho messi anche nel retro della credenziale, perché la pagina non bastava più! Ho trovato sempre disponibilità: dai parroci agli impiegati comunali, dai baristi ai sindaci. Ricordo in particolare quello di Ussana, che non solo mi ha accolto e messo il timbro, ma mi ha anche regalato un gagliardetto del Comune. Un gesto semplice, ma per me prezioso».
Lungo la strada, la Sardegna gli si è mostrata per quella che è davvero: accogliente, curiosa, piena di umanità. «Mi fermavano per strada: giovani, anziani, bambini. Mi chiedevano da dove venivo, perché camminavo, dove sarei arrivato. Alcuni non conoscevano il Cammino di Bonaria, altri invece ne erano orgogliosi e mi incoraggiavano. Una volta, in un paese del Nuorese, appena ho detto il mio nome, mi hanno risposto: “Ah, anch’io mi chiamo Porcu!”. E così via, a decine. Dal nord al sud ho scoperto una schiera di miei omonimi: uomini, donne, ragazzi. Una cosa che mi ha fatto sorridere per giorni».
A settantasette anni, Porcu parla di quei giorni con la lucidità di un cronista e l’emozione di un ragazzo. «Ho sempre amato camminare da solo – confessa –. Sto bene con tutti, ma sto benissimo anche da solo. Camminare in silenzio ti mette davanti a te stesso, e la Sardegna, in questo, è una maestra: ti offre paesaggi che cambiano di continuo, dal granito al sughero, dalle pianure dorate ai boschi più fitti. E dentro ci riscopri un equilibrio che nella vita di tutti i giorni si perde».
Nel suo racconto, tre momenti emergono con chiarezza. Il primo è il Santuario della Madonna di Gonare, una delle tappe più alte e simboliche del percorso. «È stato un momento fortissimo. A 1100 metri, con una giornata limpida, vedevo la Sardegna distendersi sotto di me. Mi sono sentito il re dell’isola. Lì c’è qualcosa di più della bellezza: c’è una spiritualità che ti prende, ti attraversa. Ti senti piccolo, ma anche libero».
Il secondo ricordo è quello di una piccola comunità vicino a Muros. «Avevo bisogno d’acqua e ho bussato per chiedere un rifornimento. Mi hanno accolto con dolci, caffè e una valanga di domande. I ragazzi erano curiosissimi: volevano sapere da dove venivo, perché camminavo, dove sarei arrivato. Quel momento, così semplice, mi ha commosso. L’ospitalità, quando è sincera, è un dono raro».
E poi c’è l’arrivo a Bonaria, a Cagliari. «È stato toccante. Dopo due settimane di cammino, vedi la Basilica e senti che il viaggio è compiuto. Mi ha accolto il rettore, che mi ha anche firmato la credenziale. Abbiamo parlato a lungo: era felice, entusiasta del progetto del cammino. E io con lui».
Oggi, tornato a casa, Natale Porcu parla del suo viaggio non come di un’impresa, ma come di una benedizione. «Non ho fatto niente di straordinario – dice sorridendo –. Ho solo camminato. Ma in quei passi ho ritrovato la mia terra e, un po’, anche me stesso».
E conclude, con la calma di chi non ha fretta di chiudere il discorso: «Auguro a tutti di provare questo cammino. È un percorso che ti riempie, ti rimette in contatto con la Sardegna autentica. Ti fa capire che la vera ricchezza non sta nell’arrivare, ma nel camminare».
Parole che, dette da un uomo che a 77 anni ha attraversato l’isola da solo, valgono più di qualsiasi guida. Perché nel Cammino di Bonaria, come nella vita, l’unica bussola che conta è quella che portiamo dentro. (ilsarrabus.news)

One Response to VILLAPUTZU, Il Cammino di Bonaria di Natale Porcu: da Olbia a Bonaria, 350 chilometri di Sardegna